"Sognare" un Bambino

I sogni delle donne in gravidanza

Come il sogno permette di sentire le emozioni senza viverle davvero, di fare esperienza senza agire direttamente nella realtà, anche la gravidanza garantisce uno stato di sospensione tra il “sentirsi madri” e il “non esserlo veramente”. In questo periodo la madre modella le rappresentazioni su di sé, sul bambino e sul partner sia coi sogni a occhi aperti di giorno, sia coi sogni veri e propri di notte, preparandosi così all’incontro col bambino reale.

1. Il sogno in gravidanza come strumento di prevenzione

In gravidanza il tempo dell’attesa dei quasi-genitori è dedicato a immaginare il bambino che sarà e a pensarsi nei panni di mamma o papà. Questi sogni a occhi aperti servono a modellare un’idea di sé come genitore e a creare uno spazio mentale per il bambino in arrivo e la loro condivisione è utile per sperimentarsi nella relazione co-genitoriale. Durante la notte, il rimodellamento delle rappresentazioni materne prosegue nel sogno che elabora e dà voce ai pensieri e alle emozioni più latenti legate alla gravidanza. È ormai noto come il sogno sia implicato nel consolidamento delle memorie in generale, integrando esperienze recenti con episodi passati e restituendo configurazioni inedite. Nello specifico, durante i sogni REM – più vividi e densi di emozioni di quelli NREM – vengono consolidate le memorie emotive grazie all’attivazione di amigdala e ippocampo, con effetti sulla regolazione degli affetti. In gravidanza l’espressione onirica degli stati emotivi, anche dei più spiacevoli, ne permette quindi una prima forma di elaborazione che diminuisce il rischio di sviluppare depressione nel post-partum. Una ricerca di Kron e Brosh (2003)1 su 166 primipare intervistate nell’ultimo trimestre di gravidanza e dopo 6-10 settimane dal parto, ha infatti messo in luce che le gestanti che più spesso fanno sogni spiacevoli e/o che esprimono apprensione, hanno minori possibilità di sviluppare depressione nel post-parto. Questi risultati rivelano una funzione catartica ed espressiva dei sogni utile per elaborare gli stati emotivi più complessi ed indicibili quindi per ridurre i fattori di rischio a capo dei disturbi emotivi. Al contrario, non riconoscere soprattutto le parti meno accettabili del proprio sentire (ancorché naturali) rischia di generare tensioni che si scaricano nel corpo, quindi anche nel parto2 e di aumentare la fragilità psichica nel delicato periodo del postparto.

2. Primo trimestre

Quando una donna scopre di essere incinta il suo mondo onirico rispecchia le esigenze di riorganizzazione identitaria che sta vivendo, per questo nei sogni di questa primissima fase prevalgono contenuti incentrati sulla sua persona. Possono emergere, per esempio, sogni sul cambiamento fisico che stimolano nella donna dubbi e timori sulle componenti attrattive ed estetiche del suo corpo3. In quest’epoca il feto può essere sentito ancora come irreale e poco familiare e la sua presenza è percepita piuttosto con vissuti di apprensione.
Inoltrandosi nel vivo del primo trimestre la gestante sogna di essere madre e sogna il suo bambino in misura maggiore rispetto alle donne non incinte. Questo aumento dei contenuti relativi alla maternità corrisponde a un progressivo rimodellamento dell’immagine di sé come madre e del feto come futuro figlio4. In un certo senso è come se il bambino dentro di lei la spingesse a occuparsi del suo mondo interno, prima di quello esterno, per favorire la costruzione di un legame in epoca prenatale. Non solo le madri sognano di mettere al mondo un bambino, ma spesso anche di nascere esse stesse, per esempio, sognando di essere nella pancia della propria madre5. A livello simbolico questo tipo di sogni mostra come la nascita di un bambino corrisponde sempre anche alla nascita di una madre. Diventare madre porta ad ampliare il proprio status di figlia e, quindi, a riattivare e a ridefinire il proprio modello interno di madre oltre che a rielaborare il legame con la propria madre reale – che diventa nonna. Analogamente, durante la gestazione l’inconscio della donna può sovrapporre la figura del partner a quella di suo padre, generando una sensazione confusa che potrebbe inibire la sessualità. Proprio per negare una situazione di immaginata consanguineità, non è raro che la madre faccia sogni in cui torna adolescente, in cui il compagno o marito torna a essere il fidanzato, fino a situazioni extraconiugali o che rappresentano una duplicazione della coppia6. In quest’epoca, inoltre, al partner non viene tanto chiesto di essere un compagno sessuale, quanto piuttosto un compagno affettivo capace di prendersi cura e di sperimentare attitudini protettive verso la compagna, che saranno poi spostate nella relazione col bambino7.

3. Secondo trimestre e inizio terzo trimestre

Nel secondo trimestre i sogni relativi alla gravidanza aumentano e diventano sempre più elaborati e ricchi di simboli e contenuti in parallelo ad una costruzione mentale sempre più articolata che la donna fa del suo bambino8. In questo periodo si percepiscono i movimenti fetali e le prime ecografie rivelano l’immagine e il sesso del bambino dando piena conferma della sua presenza, alimentando così la costruzione del legame materno (e paterno) col feto. L’ecografia del terzo trimestre, in particolare, restituisce l’immagine di un feto praticamente formato, di cui si riescono a vedere i movimenti delle braccia e delle gambe, si vedono con più definizione i lineamenti del volto: queste informazioni danno ai genitori l’opportunità di proiettare sulla figura del figlio le loro fantasie, di riconoscere somiglianze fisiche e comportamentali che rafforzano il legame col bambino e il loro sentirsi genitori9.
L’attività onirica del terzo trimestre è così incentrata esclusivamente sull’elaborazione della relazione madre-bambino, soprattutto se è la prima gravidanza, forse perché alla fine della gestazione la donna ha generalmente raggiunto una riconciliazione con le sue relazioni interne, in particolare con la propria madre.

4. Fine del terzo trimestre e parto

Alle fine del terzo trimestre e in prossimità del parto i sogni perdono la ricca connotazione che prima era utile per conoscere il bambino immaginandolo (il bambino è visto con dettagli meno specifici rispetto all’inizio del trimestre), forse proprio per preparare l’incontro con il bambino reale10. In questa fase le scene del sogno ospitano una simbologia legata al parto e sono funzionali a esprimere ed elaborare le paure legate ad esso e la percezione di un rischio sia per sé che per il bambino, rese ancor più vivide dall’intensificarsi delle visite e dei controlli medici. Tipici sono i dubbi delle madri sulla capacità del loro corpo di partorire che, talvolta, si associano a forme acute di ansia (ne è una forma la tocofobia) dato il carico di dolore che l’immaginario collettivo associa al parto. Vi è anche un dolore psichico legato alla rottura della simbiosi madre-bambino col parto, che stimola sentimenti ambivalenti di curiosa eccitazione e ansia. Come il sogno permette di sentire le emozioni senza viverle davvero, di fare esperienza senza agire nella realtà, anche la gravidanza garantisce uno stato di sospensione: permette di sentirsi madri, senza esserlo veramente. I sogni di quest’ultimo periodo, spesso giocati sui simboli di pieno e di vuoto, servono a preparare il passaggio dall’essere incinte all’essere madri11.

1 Kron T., Brosh A., Can dreams during pregnancy predict postpartum depression?, in «Dreaming», vol.13, 2003, 2, pp. 67-81
2 Fornari F., Introduzione al codice vivente, in Farinet M.C., op.cit., p.31
3 Ferraro F., Nunziante C., Lo spazio cavo e il corpo saturato. La gravidanza come agire tra fusione e separazione, Milano, Franco Angeli, 1985
4 Carrasco J.L., Simard V., Saint-Onge K., Lamoureux-Tremblay V., Nielsen T., Maternal Representations in the dreams of pregnant women: a prospective comparative study, in «Frontiers in Psychology», vol.4, 2013, art. 551, pp. 1-13
5 Fornari F., Codici affettivi e sogni nel puerperio, in Farinet M.C., Nascere. Le parole per dirlo. Un percorso umanistico e scientifico, Milano, Franco Angeli, 2011
6 Fornari F., op.cit., p.21
7 Grigio M., Le dinamiche psico-emotive della gravidanza e l’accompagnamento al parto, in Farinet M.C., op.cit., p.87
8 Carrasco J.L., op.cit.
9 Ammaniti M., Mazzoni S., Menozzi F., Ecografia in gravidanza e interazioni genitoriali, in Farinet M.C., op. cit.
10 Carrasco J.L., op. cit.
11 Grigio M., op. cit.

immagine di copertina tratta dall’albo Il Progetto di Brigitte Minne e Kaatje Vermeire

Come il sogno permette di sentire le emozioni senza viverle davvero, di fare esperienza senza agire direttamente nella realtà, anche la gravidanza garantisce uno stato di sospensione tra il “sentirsi madri” e il “non esserlo veramente”. In questo periodo la madre modella le rappresentazioni su di sé, sul bambino e sul partner sia coi sogni a occhi aperti di giorno, sia coi sogni veri e propri di notte, preparandosi così all’incontro col bambino reale.

1. Il sogno in gravidanza come strumento di prevenzione

In gravidanza il tempo dell’attesa dei quasi-genitori è dedicato a immaginare il bambino che sarà e a pensarsi nei panni di mamma o papà. Questi sogni a occhi aperti servono a modellare un’idea di sé come genitore e a creare uno spazio mentale per il bambino in arrivo e la loro condivisione è utile per sperimentarsi nella relazione co-genitoriale. Durante la notte, il rimodellamento delle rappresentazioni materne prosegue nel sogno che elabora e dà voce ai pensieri e alle emozioni più latenti legate alla gravidanza. È ormai noto come il sogno sia implicato nel consolidamento delle memorie in generale, integrando esperienze recenti con episodi passati e restituendo configurazioni inedite. Nello specifico, durante i sogni REM – più vividi e densi di emozioni di quelli NREM – vengono consolidate le memorie emotive grazie all’attivazione di amigdala e ippocampo, con effetti sulla regolazione degli affetti. In gravidanza l’espressione onirica degli stati emotivi, anche dei più spiacevoli, ne permette quindi una prima forma di elaborazione che diminuisce il rischio di sviluppare depressione nel post-partum. Una ricerca di Kron e Brosh (2003)1 su 166 primipare intervistate nell’ultimo trimestre di gravidanza e dopo 6-10 settimane dal parto, ha infatti messo in luce che le gestanti che più spesso fanno sogni spiacevoli e/o che esprimono apprensione, hanno minori possibilità di sviluppare depressione nel post-parto. Questi risultati rivelano una funzione catartica ed espressiva dei sogni utile per elaborare gli stati emotivi più complessi ed indicibili quindi per ridurre i fattori di rischio a capo dei disturbi emotivi. Al contrario, non riconoscere soprattutto le parti meno accettabili del proprio sentire (ancorché naturali) rischia di generare tensioni che si scaricano nel corpo, quindi anche nel parto2 e di aumentare la fragilità psichica nel delicato periodo del postparto.

2. Primo trimestre

Quando una donna scopre di essere incinta il suo mondo onirico rispecchia le esigenze di riorganizzazione identitaria che sta vivendo, per questo nei sogni di questa primissima fase prevalgono contenuti incentrati sulla sua persona. Possono emergere, per esempio, sogni sul cambiamento fisico che stimolano nella donna dubbi e timori sulle componenti attrattive ed estetiche del suo corpo3. In quest’epoca il feto può essere sentito ancora come irreale e poco familiare e la sua presenza è percepita piuttosto con vissuti di apprensione.
Inoltrandosi nel vivo del primo trimestre la gestante sogna di essere madre e sogna il suo bambino in misura maggiore rispetto alle donne non incinte. Questo aumento dei contenuti relativi alla maternità corrisponde a un progressivo rimodellamento dell’immagine di sé come madre e del feto come futuro figlio4. In un certo senso è come se il bambino dentro di lei la spingesse a occuparsi del suo mondo interno, prima di quello esterno, per favorire la costruzione di un legame in epoca prenatale. Non solo le madri sognano di mettere al mondo un bambino, ma spesso anche di nascere esse stesse, per esempio, sognando di essere nella pancia della propria madre5. A livello simbolico questo tipo di sogni mostra come la nascita di un bambino corrisponde sempre anche alla nascita di una madre. Diventare madre porta ad ampliare il proprio status di figlia e, quindi, a riattivare e a ridefinire il proprio modello interno di madre oltre che a rielaborare il legame con la propria madre reale – che diventa nonna. Analogamente, durante la gestazione l’inconscio della donna può sovrapporre la figura del partner a quella di suo padre, generando una sensazione confusa che potrebbe inibire la sessualità. Proprio per negare una situazione di immaginata consanguineità, non è raro che la madre faccia sogni in cui torna adolescente, in cui il compagno o marito torna a essere il fidanzato, fino a situazioni extraconiugali o che rappresentano una duplicazione della coppia6. In quest’epoca, inoltre, al partner non viene tanto chiesto di essere un compagno sessuale, quanto piuttosto un compagno affettivo capace di prendersi cura e di sperimentare attitudini protettive verso la compagna, che saranno poi spostate nella relazione col bambino7.

3. Secondo trimestre e inizio terzo trimestre

Nel secondo trimestre i sogni relativi alla gravidanza aumentano e diventano sempre più elaborati e ricchi di simboli e contenuti in parallelo ad una costruzione mentale sempre più articolata che la donna fa del suo bambino8. In questo periodo si percepiscono i movimenti fetali e le prime ecografie rivelano l’immagine e il sesso del bambino dando piena conferma della sua presenza, alimentando così la costruzione del legame materno (e paterno) col feto. L’ecografia del terzo trimestre, in particolare, restituisce l’immagine di un feto praticamente formato, di cui si riescono a vedere i movimenti delle braccia e delle gambe, si vedono con più definizione i lineamenti del volto: queste informazioni danno ai genitori l’opportunità di proiettare sulla figura del figlio le loro fantasie, di riconoscere somiglianze fisiche e comportamentali che rafforzano il legame col bambino e il loro sentirsi genitori9.
L’attività onirica del terzo trimestre è così incentrata esclusivamente sull’elaborazione della relazione madre-bambino, soprattutto se è la prima gravidanza, forse perché alla fine della gestazione la donna ha generalmente raggiunto una riconciliazione con le sue relazioni interne, in particolare con la propria madre.

4. Fine del terzo trimestre e parto

Alle fine del terzo trimestre e in prossimità del parto i sogni perdono la ricca connotazione che prima era utile per conoscere il bambino immaginandolo (il bambino è visto con dettagli meno specifici rispetto all’inizio del trimestre), forse proprio per preparare l’incontro con il bambino reale10. In questa fase le scene del sogno ospitano una simbologia legata al parto e sono funzionali a esprimere ed elaborare le paure legate ad esso e la percezione di un rischio sia per sé che per il bambino, rese ancor più vivide dall’intensificarsi delle visite e dei controlli medici. Tipici sono i dubbi delle madri sulla capacità del loro corpo di partorire che, talvolta, si associano a forme acute di ansia (ne è una forma la tocofobia) dato il carico di dolore che l’immaginario collettivo associa al parto. Vi è anche un dolore psichico legato alla rottura della simbiosi madre-bambino col parto, che stimola sentimenti ambivalenti di curiosa eccitazione e ansia. Come il sogno permette di sentire le emozioni senza viverle davvero, di fare esperienza senza agire nella realtà, anche la gravidanza garantisce uno stato di sospensione: permette di sentirsi madri, senza esserlo veramente. I sogni di quest’ultimo periodo, spesso giocati sui simboli di pieno e di vuoto, servono a preparare il passaggio dall’essere incinte all’essere madri11.

1 Kron T., Brosh A., Can dreams during pregnancy predict postpartum depression?, in «Dreaming», vol.13, 2003, 2, pp. 67-81
2 Fornari F., Introduzione al codice vivente, in Farinet M.C., op.cit., p.31
3 Ferraro F., Nunziante C., Lo spazio cavo e il corpo saturato. La gravidanza come agire tra fusione e separazione, Milano, Franco Angeli, 1985
4 Carrasco J.L., Simard V., Saint-Onge K., Lamoureux-Tremblay V., Nielsen T., Maternal Representations in the dreams of pregnant women: a prospective comparative study, in «Frontiers in Psychology», vol.4, 2013, art. 551, pp. 1-13
5 Fornari F., Codici affettivi e sogni nel puerperio, in Farinet M.C., Nascere. Le parole per dirlo. Un percorso umanistico e scientifico, Milano, Franco Angeli, 2011
6 Fornari F., op.cit., p.21
7 Grigio M., Le dinamiche psico-emotive della gravidanza e l’accompagnamento al parto, in Farinet M.C., op.cit., p.87
8 Carrasco J.L., op.cit.
9 Ammaniti M., Mazzoni S., Menozzi F., Ecografia in gravidanza e interazioni genitoriali, in Farinet M.C., op. cit.
10 Carrasco J.L., op. cit.
11 Grigio M., op. cit.

immagine di copertina tratta dall’albo Il Progetto di Brigitte Minne e Kaatje Vermeire