Sharp Objects

Jean-Marc Vallèe, 2018

Sharp Objects è una serie tv che tratta delle vicende della reporter Camille Preaker, che torna nella sua città natale per approfondire gli omicidi di due giovani ragazze. Il ritorno a Wind Gap rappresenta per Camille anche il ritorno simbolico a un passato segnato dal rapporto critico con la madre e trafitto dalla perdita della sorella, episodio verso il quale prova un sentimento di colpa.

Lo scorrere delle puntate mette in luce la morsa che lega Camille a questi eventi traumatici, pena lo stravolgimento del suo tempo interiore. Come per effetto di un cortocircuito, il passato sembra riproporsi ossessivamente, sia nelle continue apparizioni della sorella nella casa d’infanzia, sia nella playlist dei Led Zeppelin, colonna sonora della sua adolescenza, che Camille ascolta di continuo in macchina. Infine il tempo del trauma è inciso sulla sua pelle con oggetti affilati, o sharp objects, come un memento marchiato a fuoco.

Mi sembra che il film metta bene in evidenza come gli episodi traumatici lascino dentro di noi delle tracce che ci spingono a tornare sul “luogo del delitto” per poterlo indagare e, possibilmente, comprendere. La necessità di continuare a interrogare il trauma si impone come il tentativo di difendersi da un senso di impotenza alienante, che sembra arrestare il divenire personale: nel caso di Camille possiamo citare il suo ricorso costante all’alcol come sedativo per le emozioni. In tal senso possiamo parlare di un secondo tempo del trauma  che la protagonista si auto-infligge, nella misura in cui sembra incapace di percepirsi nel tempo e nei cambiamenti, a favore di un passato che diviene presente asfissiante.

Sharp Objects è una serie tv che tratta delle vicende della reporter Camille Preaker, che torna nella sua città natale per approfondire gli omicidi di due giovani ragazze. Il ritorno a Wind Gap rappresenta per Camille anche il ritorno simbolico a un passato segnato dal rapporto critico con la madre e trafitto dalla perdita della sorella, episodio verso il quale prova un sentimento di colpa.

Lo scorrere delle puntate mette in luce la morsa che lega Camille a questi eventi traumatici, pena lo stravolgimento del suo tempo interiore. Come per effetto di un cortocircuito, il passato sembra riproporsi ossessivamente, sia nelle continue apparizioni della sorella nella casa d’infanzia, sia nella playlist dei Led Zeppelin, colonna sonora della sua adolescenza, che Camille ascolta di continuo in macchina. Infine il tempo del trauma è inciso sulla sua pelle con oggetti affilati, o sharp objects, come un memento marchiato a fuoco.

Mi sembra che il film metta bene in evidenza come gli episodi traumatici lascino dentro di noi delle tracce che ci spingono a tornare sul “luogo del delitto” per poterlo indagare e, possibilmente, comprendere. La necessità di continuare a interrogare il trauma si impone come il tentativo di difendersi da un senso di impotenza alienante, che sembra arrestare il divenire personale: nel caso di Camille possiamo citare il suo ricorso costante all’alcol come sedativo per le emozioni. In tal senso possiamo parlare di un secondo tempo del trauma  che la protagonista si auto-infligge, nella misura in cui sembra incapace di percepirsi nel tempo e nei cambiamenti, a favore di un passato che diviene presente asfissiante.

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