After Life

Ricky Gervais, 2019

After Life è una black comedy firmata dal comico inglese Ricky Gervais.

I sei episodi raccontano con piglio ironico le vicissitudini di Tony, un giornalista di mezza età che affronta la separazione dalla moglie morta di cancro.

Le puntate ritraggono bene l’esperienza di impoverimento del mondo emotivo del protagonista, mettendone in luce l’amaro disincanto. Attraversando questo cambiamento, Tony è fagocitato in una profonda sofferenza che si esprime per lo più tramite la rabbia, mitragliata con esasperazione verso chiunque capiti a tiro. Nel corso delle puntate Tony si domanda il significato di continuare la sua vita, dopo aver messo fuori gioco la speranza di adattarsi a un cambiamento di incalcolabile portata.

Pur nella soggettività delle esperienze, l’elemento che accomuna i vissuti di disagio è il ripiegamento in se stessi. Ciò che inizialmente sembra un fisiologico quanto essenziale risparmio energetico, se si irrigidisce può impedire di trovare modi alternativi di percepire e  quindi di percepirsi. Pur nel dolore e nell’irriducibilità dei fatti. Più nello specifico, la gamma emotiva di Tony sembra restringersi e ridursi, almeno inizialmente, alla rabbia collegata al senso di ingiustizia. Qui la rabbia, sembra coprire vissuti più difficili da gestire, quelli dell’angoscia e della sofferenza.

Sul finale, però, Tony approda a un’epifania. Grazie al potere terapeutico del dialogo e della relazione con alcune figure, che come lui sono entrate in contatto diretto o indiretto con la sofferenza e la morte, comprende di non essere solo.  Un po’ come succede nelle relazioni terapeutiche dove in presenza di un ascolto  aperto e interessato, la solitudine sembra cedere il passo alla condivisione. E alla speranza.

After Life è una black comedy firmata dal comico inglese Ricky Gervais.

I sei episodi raccontano con piglio ironico le vicissitudini di Tony, un giornalista di mezza età che affronta la separazione dalla moglie morta di cancro.

Le puntate ritraggono bene l’esperienza di impoverimento del mondo emotivo del protagonista, mettendone in luce l’amaro disincanto. Attraversando questo cambiamento, Tony è fagocitato in una profonda sofferenza che si esprime per lo più tramite la rabbia, mitragliata con esasperazione verso chiunque capiti a tiro. Nel corso delle puntate Tony si domanda il significato di continuare la sua vita, dopo aver messo fuori gioco la speranza di adattarsi a un cambiamento di incalcolabile portata.

Pur nella soggettività delle esperienze, l’elemento che accomuna i vissuti di disagio è il ripiegamento in se stessi. Ciò che inizialmente sembra un fisiologico quanto essenziale risparmio energetico, se si irrigidisce può impedire di trovare modi alternativi di percepire e  quindi di percepirsi. Pur nel dolore e nell’irriducibilità dei fatti. Più nello specifico, la gamma emotiva di Tony sembra restringersi e ridursi, almeno inizialmente, alla rabbia collegata al senso di ingiustizia. Qui la rabbia, sembra coprire vissuti più difficili da gestire, quelli dell’angoscia e della sofferenza.

Sul finale, però, Tony approda a un’epifania. Grazie al potere terapeutico del dialogo e della relazione con alcune figure, che come lui sono entrate in contatto diretto o indiretto con la sofferenza e la morte, comprende di non essere solo.  Un po’ come succede nelle relazioni terapeutiche dove in presenza di un ascolto  aperto e interessato, la solitudine sembra cedere il passo alla condivisione. E alla speranza.

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